domenica 9 settembre 2012

Consigli cinematografici: “L’intervallo” di Leonardo Di Costanzo. Con una riflessione.


“L’intervallo” è la storia di due adolescenti napoletani chiusi in un edificio abbandonato per volere di un potere capace d’insinuarsi fin dentro l’intimità delle loro vite. In quello spazio che è cella, ma anche castello da esplorare e immaginare, sottratto all'oppressione del quotidiano, nasce un’amicizia, lentamente, tra litigi, ripicche, silenzi, confessioni, inseguimenti, promesse. I due attori giovanissimi sono di un’intensità bruciante e i dialoghi in napoletano stretto talmente veri da immergerti in una realtà che sembra farsi in quel momento sotto i tuoi occhi. Lo sguardo del regista è attento e partecipe, continuamente insieme ai due protagonisti, ma al tempo stesso carico di un pudore che gli consente di fermarsi sempre un passo prima che il racconto sbavi. Bellissima la sequenza finale con l’incontro tra Veronica e il boss Bernardino, interpretato da Carmine Paternoster, un anti-stereotipo del camorrista aggressivo e guappo, al contrario pacato e a tratti dialogante, ma portatore di un potere strisciante e persuasivo, ben più violento e pericoloso.

A proposito di potere. Gli sceneggiatori hanno scelto di rappresentare i due giovani protagonisti come vittime dirette della camorra, ma, durante tutta la visione, non ho potuto fare a meno di pensare che, prima e al di là della camorra, in quelle due esistenze che si incrociano e si rispecchiano l’una nell’altra c’é tutta la violenza di un potere legale, economico e politico, di cui le mafie sono soltanto una delle espressioni, e che è quel potere a spingere le vite di tanti giovani napoletani (e non solo) ai margini di sogni, speranze, possibilità di vita. Non è un camorrista, ma è la povertà materiale e culturale a fare di due adolescenti degli adulti disincantati e fragili.

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