venerdì 19 luglio 2013

Presentazione di "Cattive Ragazze" all'Isola Tiberina

Martedì 29 passeggiata sul Lungotevere e appuntamento con "Cattive Ragazze. 15 storie di donne audaci e creative"! Ne parliamo con Della Passarelli di Sinnos Editrice presso il Caffè Letterario delle Edizioni E/O all'Isola Tiberina. Non potete mancare! Ve lo consigliano anche il manifesto e Roma Today!





martedì 16 luglio 2013

Quattro chiacchiere con Cattive Ragazze

Due interviste in cui racconto di Cattive Ragazze, editoria, progetti, graphic novel ecc...

La prima è qui, sul portale di Rai Filosofia.

La seconda, insieme a Sergio Riccardi, è stata realizzata da Giulia Siena per iTvRome e Chronica Libri presso la libreria TANA LIBeRI TUTTI della Città dell'altra economia, ed eccola.

martedì 4 giugno 2013

martedì 21 maggio 2013

Venerdì 24 maggio Presentazione di Cattive Ragazze alla Libreria Alegre

Ci siamo! Venerdì 24 maggio le Cattive Ragazze fanno il loro debutto a Roma con la presentazione organizzata dalla Libreria Alegre con Todos Libr@s, una tre giorni dedicata alle letture "resistenti" in occasione di 00176 Pigneto Città Aperta, l'evento no budget che coinvolge tutte le realtà culturali e artistiche del quartiere.

venerdì 17 maggio 2013

Ai nastri di partenza il tour romano di Cattive Ragazze!

Sta per cominciare il tour romano di Cattive Ragazze con presentazioni e reading!

I primi appuntamenti sono:







Segnatelo sulle agendine!!!

martedì 9 aprile 2013


E' arrivato da qualche settimana in libreria Cattive ragazze. 15 storie di donne audaci e creative, raccolta di graphic short stories sceneggiate da me e disegnate da Sergio Riccardi per i tipi della Sinnos. 15 storie di donne che hanno fatto vacillare tradizioni secolari, abbattuto barriere, aperto nuovi percorsi. Donne coraggiose inventrici di se stesse, ribelli, innamorate, creative, capaci di sfidare il potere e di battersi fino in fondo per essere quelle che desideravano. Come Nellie Bly che si finse pazza per denunciare le condizioni di vita negli ospedali psichiatrici, oppure Olympe De Gouges, che diede la vita per affermare il diritto delle donne alla partecipazione politica, o ancora Nawal El Saadawi che a 80 anni è ancora in piazza Tahrir con le giovani e i giovani egiziani. Un patrimonio di esperienze da cui trarre la consapevolezza che non siamo sole, che già prima di noi altre ci hanno aperto la strada, che essere donne, e uomini, “fuori dagli stereotipi” si può! Tutto questo raccontato in un fumetto pensato per un pubblico di adolescenti (ma godibile a tutte le età!) che è anche la prima graphic novel ad alta leggibilità, adatta anche ai ragazzi e alle ragazze dislessici o con difficoltà di lettura. 

Qui potete leggere l'introduzione di Cecilia D'Elia...

... e questo è il booktrailer realizzato da Sergio. 




Se volete ordinare il libro cliccate qui o cercatelo su una qualsiasi libreria online. 

lunedì 15 ottobre 2012

Il cacciatore di lettori


Non sceglieva mai i libri che leggeva. Lui sceglieva soltanto le persone. Le librerie che prediligeva erano quelle grandi e frequentate, preferibilmente all’interno di stazioni e aeroporti. Ci andava appositamente, anche quando non doveva partire. Se per qualche motivo, di lavoro o di ozio, si trovava in visita in un’altra città, metteva sempre in conto alcune ore da trascorrere in libreria all’arrivo o alla partenza. Sapeva per esperienza che quelli erano i luoghi che riservavano gli incontri migliori.
Solitamente passeggiava a lungo tra gli scaffali prima di imbattersi in ciò che faceva al caso suo. Non gli interessavano i titoli, né guardava le copertine. Il suo sguardo scorreva sui volumi esposti senza incontrare attrito. Fortunatamente aveva un aspetto talmente comune e raccomandabile che il suo prolungato bighellonare non destava alcun sospetto nelle commesse.  Doveva avere tutta l’aria di uno che perde il suo tempo in attesa di un treno o di un volo.
Compiva le sue scelte sulla scorta di una repentina ispirazione. A volte a catturarlo era uno sguardo o un discreto modo di inclinare il capo, altre volte una piega delle mani nel volgere le pagine, una certa curva delle spalle, un copricapo esotico, un bagaglio inconsueto, come la custodia di un violino. In qualche caso era stato sufficiente un sospiro. Non era mai frettoloso o impaziente, si concedeva sempre tutto il tempo necessario ed entrava in azione solo dopo aver sentito quel particolare solletico all’anima che con gli anni aveva imparato a riconoscere come l’indizio inequivocabile di un microcosmo umano con il quale gli era necessario entrare in contatto. Talvolta a deciderlo era un dettaglio in profondo contrasto con la sua indole e i suoi gusti, che gli procurasse orrore o imbarazzo, come un colore volgare, un paio di scarpe dai tacchi troppo alti o il gesto distratto di toccarsi ripetutamente le narici. Aveva una spiccata propensione per un certo tipo di soggetti, rari e specialissimi: quelli che si aggiravano tra gli altri come se fossero soli, chiusi in una bolla dalla quale solo di tanto in tanto allungavano fuori un braccio per afferrare un volume e inghiottirlo nel loro invisibile e inattaccabile involucro. I loro libri erano sempre particolarmente intensi.
 Lo attraevano anche le disarmonie nel corpo, una bocca larga su un viso sottile, una testa piccola innestata su una muscolatura possente, delle gambe eccezionalmente lunghe sotto un busto breve. Quando aveva individuato la sua preda, iniziava a pedinarla con estrema discrezione. La seguiva tenendosi discosto alcuni metri. Quando questa si fermava, la spiava al riparo di uno scaffale. Afferrava il primo libro che gli capitava a tiro e fingeva di immergersi nella lettura di alcune pagine, ma con la coda dell’occhio non perdeva mai di vista il suo uomo o la sua donna. Aveva talmente affinato con l’esercizio i suoi sensi fino al sesto da sentire che il lettore aveva compiuto la sua scelta trenta secondi prima che questo portasse via il libro. Allora si avvicinava repentino e con mossa risoluta afferrava un’altra copia dello stesso testo e senza esitazione alcuna si avviava alla cassa. Fu grazie a una vecchina incontrata all’aeroporto di Palermo che conobbe i racconti di Bukowski, uno studente di Orio al Serio gli rivelò la prosa onirica di Murakami, una turista giapponese lo condusse per mano nella fotografia di Francesca Woodman. Imparò i nomi delle vele da un signore di mezza età alla stazione di Bolzano e scoprì con stupore che anche la statistica aveva un suo fascino seguendo lo sguardo innamorato di una giovane coppia in una libreria di Napoli.
Non rare volte gli accadde che del libro eletto fosse rimasta l’ultima copia. In tal caso chiedeva educatamente al suo lettore se fosse intenzionato ad acquistarla. Se questi rispondeva affermativamente, pronunciava un mesto “Peccato!”, al quale talora aggiungeva l’espressione “Avrei avuto lo stesso desiderio”, ed usciva dalla libreria. Se invece l’acquirente in questione gli cedeva la copia, ringraziava con entusiasmo. Poi, appena si era allontanato sufficientemente da non essere più scorto, riponeva il volume al suo posto e lasciava la libreria senz’altro.  I libri che possono essere ceduti con tanta disinvoltura, si diceva, non meritano di essere letti.
Un giorno stava svolgendo una di queste sue abituali perlustrazioni nella libreria della stazione centrale di Roma. Aveva adocchiato una signora sulla cinquantina, bassa e corpulenta, ma dai tratti del viso insolitamente delicati. Portava un paio di spesse lenti da miope, in tutto identiche, gli pareva, a quelle che quasi trent’anni prima indossava il parroco che gli aveva imboccato la prima comunione. Era almeno mezz’ora che la seguiva. Dopo aver sfogliato tutti i libri contenuti nello scaffale di filosofia orientale e aver ammirato a lungo le copertine di alcuni libri illustrati, si era concentrata su un manuale di giardinaggio corredato da foto di piante e fiori dai colori brillanti. Lui la osservava da lontano, dal settore poesia. Per non dare nell’occhio -  già un paio di volte si era voltata nella sua direzione – prese dall'espositore un libro sottile, con la copertina rosso sangue, e si mise a sfogliarlo. D’un tratto percepì al suo fianco una presenza. Doveva essere lì già da alcuni minuti, ma fino a quel momento non se ne era avveduto. Si voltò e gli apparve una ragazza appena più alta di lui, che era di statura nella norma. Fece giusto in tempo a notare la linea dritta e severa delle sue sopracciglia nere e il labbro superiore che sporgeva bizzarramente su quello inferiore conferendo alla bocca un aspetto tenero, che lei afferrò un’altra copia dello stesso libro che lui stringeva in mano e gli voltò le spalle per raggiungere le casse. Il cacciatore di lettori dimenticò la donna con gli occhiali da miope e si lanciò dietro alla ragazza insieme al libro rosso. Ebbe ancora il tempo di vedere di lei i capelli color miele raccolti sulla nuca candida. Al centro spiccava una voglia rosata a forma di goccia che puntava leggermente a sinistra. Era così vicina da sentirne il calore. Quando ebbe pagato anche lui la sua copia, si scagliò come un forsennato verso l’uscita, ma la ragazza era già scomparsa tra la mischia di viaggiatori in partenza e in arrivo, in un marasma di volti, passi e valigie, in una sinfonia stonata di annunci, stridori e frasi mescolate. Investigò in lungo e in largo ogni angolo della stazione, senza posa fino a sera. Passò in rassegna decine di volte le facce sedute in attesa e quelle impazienti in coda alla biglietteria. Percorse i binari. Salì sui vagoni in sosta. Entrò in ogni negozio e a tutti domandò se avessero visto una ragazza dalla chioma di miele e le sopracciglia severe. Si aggirò tra i tavolini dei caffè. Fece all’inverso le scale mobili. Infine corse tra la folla in fila per un taxi e tra i lavoratori accalcati sulle fermate dei bus. La trovò seduta sul bordo di un marciapiede con il libro rosso aperto sulle ginocchia. Le si sedette accanto e si mise a leggere. Lei non si voltò. Stettero così, senza dirsi nulla.

domenica 9 settembre 2012

Consigli cinematografici: “L’intervallo” di Leonardo Di Costanzo. Con una riflessione.


“L’intervallo” è la storia di due adolescenti napoletani chiusi in un edificio abbandonato per volere di un potere capace d’insinuarsi fin dentro l’intimità delle loro vite. In quello spazio che è cella, ma anche castello da esplorare e immaginare, sottratto all'oppressione del quotidiano, nasce un’amicizia, lentamente, tra litigi, ripicche, silenzi, confessioni, inseguimenti, promesse. I due attori giovanissimi sono di un’intensità bruciante e i dialoghi in napoletano stretto talmente veri da immergerti in una realtà che sembra farsi in quel momento sotto i tuoi occhi. Lo sguardo del regista è attento e partecipe, continuamente insieme ai due protagonisti, ma al tempo stesso carico di un pudore che gli consente di fermarsi sempre un passo prima che il racconto sbavi. Bellissima la sequenza finale con l’incontro tra Veronica e il boss Bernardino, interpretato da Carmine Paternoster, un anti-stereotipo del camorrista aggressivo e guappo, al contrario pacato e a tratti dialogante, ma portatore di un potere strisciante e persuasivo, ben più violento e pericoloso.

A proposito di potere. Gli sceneggiatori hanno scelto di rappresentare i due giovani protagonisti come vittime dirette della camorra, ma, durante tutta la visione, non ho potuto fare a meno di pensare che, prima e al di là della camorra, in quelle due esistenze che si incrociano e si rispecchiano l’una nell’altra c’é tutta la violenza di un potere legale, economico e politico, di cui le mafie sono soltanto una delle espressioni, e che è quel potere a spingere le vite di tanti giovani napoletani (e non solo) ai margini di sogni, speranze, possibilità di vita. Non è un camorrista, ma è la povertà materiale e culturale a fare di due adolescenti degli adulti disincantati e fragili.

martedì 5 giugno 2012

Per Bagnoli il futuro è ora!

‎"Non siamo più disponibili a parlare al futuro riferendoci a Bagnoli, ma vogliamo praticare le nostre iniziative da subito". Così le ragazze e i ragazzi di Bagnoli hanno liberato un altro spazio che giaceva inutilizzato e abbandonato, proprio in quell'area occidentale della città prima avvelenata dalla presenza industriale di Italsider ed Eternit e poi depauperata della sua fabbrica, fondamentale risorsa occupazionale e punto di riferimento per l'intera comunità, senza essere in alcun modo ricompensata della grave perdita subita.


Un'area su cui insistono numerosi progetti di riqualificazione, ma che fino ad oggi e da più di vent'anni è lasciata all'incuria. Eppure Bagnoli non ha mai perso la sua forte identità e ha continuato ad esprimere negli anni, e più fortemente negli ultimi tempi grazie soprattutto ai suoi giovani e giovanissimi, un altissimo livello di conflitto sociale. In tempi di crisi si moltiplicano le liberazioni di spazi inutilizzati o destinati alla speculazione. Di fronte a una classe politica feroce, assolutamente interna a un ceto imprenditoriale e finanziario che è il principale responsabile del tracollo economico, i cittadini e le cittadine diventano protagonisti, abbattono la barriera che separa chi governa da chi è governato e inventano spazi di autorganizzazione e autogoverno in cui si producono idee, cultura, informazione, welfare dal basso. E' un nuovo modello di cittadinanza che si afferma. Mentre il governo salva le banche, i bagnolesi sono determinati a salvare il Bancarotta!



Per saperne di più clicca qui.
Per conoscere la storia dell'Ilva di Bagnoli vedi il documentario Il cuore e l'acciaio. Lo trovi anche nella pagina documentari di questo blog.

venerdì 1 giugno 2012

Si avvicina Mamma! n.9... W la primavera!!!

In arrivo il nuovo numero di Mamma!, la rivista di graphic journalism e satira. Questa volta si parla di primavera italiana (un po' titubante, ma qualche avvisaglia c'è...). Noi abbiamo provato a raccontare i movimenti contro il debito. Chi sono? Cosa dicono? Cosa vogliono? Ma fanno sul serio? Mettendo sempre insieme parola e immagine, ci piace così. Comunicazione semplice, diretta, che parla alla testa e alle emozioni. In questo frammento di pagina si scorge un simpatico Monti in preda a raptus tagliereccio. Ma in cosa si trasformano tutti quei ritagli? Anvedi!!!


martedì 27 marzo 2012

Presentazione di Mamma! n. 8 da Quattrodita a Roma

Arriva il numero 8 di Mamma! Paura, eh?



Mazinga, Diossina, Viaggi, Clero, Islam, Alieni, Guerre, Finanza,
Futuro e tutte le altre paure piu' in voga del momento: tutto questo e
altro ancora nel numero 8 di Mamma! la rivista che dal 2009 sta
esplorando quel territorio di frontiera dove il fumetto incontra la
cronaca.
Interverranno: Kanjano, Mauro Biani e altri autori
Introduce: Chiara di Domenico

Nel numero 8:
Le foto segrete dello stabilimento Ilva di Taranto, la satira
israeliana che ride del proprio esercito e dei kamikaze palestinesi in
un unico cortometraggio, lo scontro finale tra Mazinga e il Vaticano,
i venti di cambiamento in Tunisia: e' questo il giornalismo a fumetti
che trovate solo su Mamma! in un numero scritto, disegnato,
illustrato, impaginato e creato come se non ci fosse un domani,
guardando negli occhi la paura come chi non ha piu' nulla da perdere.

Hanno scritto, disegnato e vignettato Ale Giorgini, Andrea Manago', Andy Ventura, Arnald,
Assia Petricelli e Sergio Riccardi, Cani&Porci, Carlo Gubitosa,
Carolina Cutolo, Claudio Gianvincenzi, ComedySubs, Demerzelev, Elena
Ferrara, Ellekappa, Fabrizio Des Dorides, Flyfra, Frago, Gianluca
Ferro, Gianluca Romano, Gianpiero Caldarella, Giuseppe Lo Bocchiaro,
John Black, Kanjano, Katie West, Lelio Bonaccorso e Marco Rizzo, Lucio
Villani, Mali' Erotico, Marco Pinna, Mario Gaudio, Maurizio Boscarol,
Mauro Biani, Mp5, Pseudonimo, Riccardo Orioles, Roberto Ugolini e
Roberta Bosco, Sergio Nazzaro, Thierry Vissol, Toni Bruno, Verdana
Manuzio, Vito Manolo Roma, Zerocalcare

L'anteprima del numero 8 e' sfogliabile su

http://www.mamma.am/numero8

Per abbonamenti:

www.mamma.am/300

Per Mamma! e' cominciato il conto alla rovescia: se entro il 2012 non
arriveranno 300 nuovi lettori il gruppo redazionale si e' impegnato a
chiudere la rivista per inventarsi qualcos'altro. Nelle prime
settimane del 2012 sono gia' 40 i nuovi abbonati, e ne bastano altri
260 per garantire la sopravvivenza della rivista.

Ci stanno ammazzando

"Ci stanno ammazzando", mi ha detto l'altro giorno una donna con cui chiacchieravo del più e del meno per passare il tempo. Una tipica madre di famiglia romana, qualche primavera più di cinquanta, due figli maschi, tutta paste al forno e ciambelloni allo yogurt, tappezzerie da rinnovare ogni cinque anni e un lavoro conciliato a singhiozzo con la maternità.
"Vogliono ammazzarci tutte", ha aggiunto per timore che il suo messaggio non mi fosse arrivato in tutta la determinatezza del suo significato. Intenzione. Azione. Oggetto. Mancava il soggetto, ma quello era facilmente deducibile. Mi ha fatto venire i brividi per quanto era semplice e cruda e vera quella frase sulle sue labbra.


In Italia 46 donne sono state uccise dall'inizio dell'anno dall'uomo di casa, una ogni 2 giorni. Se le donne fossero un'etnia parleremmo di genocidio e forse il fenomeno desterebbe maggiore scalpore. Il termine esatto è femminicidio, l'oppressione sistematica di un intero genere, quello femminile. Eppure la violenza e l'uccisione di una donna generano diffuse reazioni solo quando a commetterle sono gli "altri da noi" e possono essere strumentalizzate contro immigrati e musulmani. Invece, dovremmo saperlo, l'assassino ha le chiavi di casa, e non violenta e ammazza per amore e passione, come una cultura che mescola patriarcato e romanticismo vorrebbe farci credere. Ammazza per brama di possesso, senso di superiorità, disprezzo dell'altra, che un intero sistema culturale non solo giustificano, ma alimentano quotidianamente. Un sistema culturale da cui le donne stesse non sono immuni.
Storicamente l'oppressione di un popolo ha avuto termine solo quando i suoi membri hanno preso coscienza di sé e si sono dotati di strumenti di lotta per la propria liberazione. Non diversamente potrà avvenire la liberazione di un genere. Scorciatoie non se ne danno.  

mercoledì 21 marzo 2012

Rabbia di classe (Coscienza di classe)

Rabbia di classe. Coscienza di classe. Provo a immaginare cosa significhi per una famiglia proletaria l'abolizione dell'articolo 18 così come è stato concepito finora. Non mi costa alcuna fatica. Se ciò fosse avvenuto 15 anni fa mio padre e la mia famiglia sarebbero sprofondati nella disperazione. Un operaio con due figlie adolescenti da mantenere agli studi, iscritto alla Fiom e al PCI da sempre, con una cartella personale tutt'altro che linda, un lavoratore che si era sempre battuto per i diritti suoi e dei suoi compagni, un uomo che non abbassava la testa di fronte alle intimidazioni di capi e capetti. Cosa avrebbe potuto fare? Forse avrebbe iniziato a tacere e a ingoiare bile e prevaricazioni, ammalandosi di rabbia e di fatica. O forse non avrebbe resistito e avrebbe perso il posto di lavoro, non per le sue idee, ma perché c'è la crisi, perché in Serbia il lavoro costa meno e allora delocalizziamo, perché sei troppo vecchio e non ce la fai a stare dietro ai tempi di lavoro che diventano sempre più veloci e massacranti. Cosa può fare un uomo di 50 anni che si ritrova senza un impiego e senza mezzi per crearsi altro? Cosa possono fare i suoi figli? Addio università, addio sogni.
Mio padre ne è uscito giusto in tempo, grazie a quella mobilità che ora l'amico Monti - quello che ci piace tanto perché è sobrio, non va a puttane e ci fa fare bella figura quando andiamo all'estero - ha eliminato insieme all'articolo 18. Come se le vite delle persone si potessero accartocciare e gettar via come carta straccia. Dietro la freddezza delle formule, le riforme, le delocalizzazioni, le ristrutturazioni, ci sono vite di donne e uomini in carne ed ossa, corpo, emozioni e pensiero. Bisogni e desideri. Non se ne può prescindere o sottovalutarli se si vuole costruire un mondo giusto ed equo, a misura di donna e di uomo. Da oggi sarà ancora più dura, ma si deve pur cominciare.

martedì 13 marzo 2012

Maria Grazia Perini e il suo Corrierino, che era anche il mio.

Ieri se ne è andata Maria Grazia Perini, storica direttrice del Corriere dei Piccoli, che negli anni Ottanta seppe dare spazio a tanti autori italiani, molti emergenti. 




Erano i tempi in cui il Corrierino aveva me e mia sorella tra i suoi lettori più furiosi. 
Lei, che era più piccola, impazziva per la Pimpa di Altan e possedeva perfino qualche gadget della sua beniamina a pois rossi, cosa ancora non troppo usuale allora. Io sopra tutti gli altri fumetti adoravo la Stefi, la sorella minore di Valentina Melaverde, la bambina ironica e curiosa che non accettava mai una regola prima di averla capita. L'aspettavo trepidante tutte le settimane, nel giorno designato. 



A quell'età il giornalaio era ai miei occhi una figura importantissima, dotata di un insolito misto di autorevolezza e simpatia, in quanto capace di dispensare quella goduria di carta. Ricordo perfettamente l'eccitazione dell'attesa e l'esaltazione quando infine avevo tra le mani l'agognato giornaletto. Subito lo scorrevo alla ricerca delle mie strisce preferite, le pupille, affamate da ben sei giorni, mi dolevano nello sforzo che dovevo compiere per essere certa che non mi sfuggisse neanche per un secondo la pagina desiderata. Quando l'avevo trovata e letta tutta d'un fiato, potevo rilassarmi, rileggerla  una seconda e anche una terza volta, poi passare oltre, a divertirmi con I Ronfi di Adriano Carnevali e le avventure del Signor Bonaventura. Ricordo che d'estate il Corrierino era ancora più bello, ma non so precisamente perché. Forse aveva delle pagine "speciali", un di più di storie e giochi, o forse era solo goderselo un po' più mollemente in spiaggia, insieme all'odore del mare e a quello della pasta al sugo di mamma custodita fino a mezzogiorno nel thermos color arancione anni '70. 
Sono stata bambina con queste letture qua. Voglio chiedere a papà perché ha cominciato a comprare per le sue figlie proprio il Corrierino, e non Topolino o Paperino, che scelta è stata. Forse gli saranno sembrate storie più adatte a delle bambine. Ma se è stato così, l'ho fregato identificandomi con un maschiaccio. Quanto alle letture di Topolino e Paperino, quelle le scroccavo da mio zio tutte le domeniche pomeriggio, quando andavo a casa della nonna.
Poi, non ricordo come e quando, le storie disegnate hanno smesso ai miei occhi il loro fascino e hanno acquisito la fastidiosa qualità di farmi sentire una mocciosa. Il Corriere dei Piccoli mi è diventato detestabile e gli ho detto addio, sebbene lasciassi la Stefi con un rammarico di cui mi rifiutavo di essere consapevole fino in fondo. Pretesi, con malcelato disappunto dei mie genitori, di sostituire Il Corriere dei Piccoli con Cioè. Sì, con quell'orribile giornaletto per teenagers, che spacciava consigli per la prima volta insieme a braccialetti di perline di plastica colorata e adesivi a cuoricini da staccare dalla copertina. Iniziava così l'età degli errori.



Ringrazio Maria Grazia, che andando via ha fatto ritornare questi ricordi qua, con i quali celebro la sua partenza. Buon viaggio MGP. 

giovedì 8 marzo 2012

PUTTANE! (un omaggio per l'Otto marzo a chi lotta tutto l'anno)

PUTTANE! è una breve storia a fumetti che ho realizzato con Sergio Riccardi per Mamma! n. 6-7 e di cui ho già parlato un paio di post fa. Forse storia non è il termine giusto. Forse è più esatto parlare di graphic journalism, di informazione a fumetti. Al di là delle definizioni, conta quello che c'è e perché. Si racconta sempre troppo poco di donne e dal punto di vista delle donne. Noi abbiamo provato a mettere questa gocciolina nel mare.

BUONA LOTTA A TUTTE!!!







venerdì 10 febbraio 2012

LA RISERVA su L'Arcobaleno, la rivista dell'AIDO

Il fumetto LA RISERVA, già pubblicato ad ottobre su ANIMAls, questo mese appare su L'Arcobaleno, la rivista dell'AIDO, l'Associazione Nazionale Donatori di Organi. Mi piace l'idea che la nostra storia esca dai luoghi deputati al fumetto e se ne vada in giro, a raccontarsi anche a persone non abituate a leggere per vignette. 
Copio-incollo di seguito la bella presentazione di Antonia Cosentino pubblicata sulla rivista, che si può leggere in versione integrale anche online, proprio qui.





Un fumetto: uno strumento per riflettere e approfondire.

Chi ha detto che la comunicazione classica e istituzionale sia l’unica che si addica alla trattazione di un tema così delicato e difficile come quello del trapianto e della donazione degli organi? Sperimentare nuove forme di linguaggio è, invece, forse la via migliore da percorrere nell’intento di raggiungere e sensibilizzare sempre più persone, soprattutto se si cerca di coinvolgere i giovani.

Un esperimento sicuramente brillante e dalle grandi potenzialità è quello del romanzo a fumetti. Ne è un esempio il lavoro di Assia Petricelli e Sergio Riccardi che vi proponiamo nelle prossime pagine. Il fumetto “La riserva”, già pubblicato dalla rivista ANIMAls nel numero 25, racconta una storia semplice, una storia come tante, ma colpisce per la straordinarietà di riuscire a trasmettere emozioni altrimenti complicatissime da spiegare. La commistione di disegno e scrittura dimostra in questo lavoro tutte le sue potenzialità. L’idea dell’opera prende spunto da una storia vera, ma anche da una vicinanza e una sensibilità degli autori rispetto a questa tematica e ai temi a sfondo sociale in genere. Assia Petricelli e Sergio Riccardi, che lavorano insieme da molti anni, hanno infatti già realizzato un fumetto sulla Resistenza al femminile e stanno lavorando a un graphic novel sul sottoproletariato urbano ambientato a Napoli negli anni Settanta-Ottanta. 

Il linguaggio del fumetto, lontano dalle forme di comunicazione istituzionali e canoniche cui siamo abituati a vedere connessi temi complessi come la malattia, la morte, il dolore, è un linguaggio capace di toccare la parte più intima dei sentimenti e coinvolgere la sensibilità emotiva dell'uomo forse con più efficacia, sicuramente con grande immediatezza. Si tratta di una comunicazione che non esclude la necessità di un approfondimento per così dire “classico”, perché naturalmente non può fornire numerose delle informazioni specifiche che riguardano il tema della donazione e del trapianto di organi e tessuti. Ha però, la potenzialità di incuriosire, avvicinare, predisporre positivamente alla conoscenza del tema. Per questa ragione abbiamo deciso di proporvi il fumetto “La riserva” nelle prossime pagine, sperando che queste tematiche siano sempre più spesso protagoniste di sperimentazioni linguistiche e comunicative vincenti come questa. 

(Antonia Cosentino) 

domenica 22 gennaio 2012

"Italiane" a DocuFilm, la trasmissione di Labor Tv dedicata al documentario



"Italiane" è un cortometraggio documentario che ho realizzato qualche anno fa insieme alle colleghe Rosamaria Vaccaro e Rosa Cavallaro. Le protagoniste sono due giovani donne, Anna e Feven, entrambe di origine eritrea, entrambe residenti in Italia. Le loro storie, diverse e speculari, raccontano lo stesso mondo fatto di barriere e confini, che non tiene conto dei desideri delle persone e del loro diritto ad essere libere e felici.
Di recente "Italiane" è stato trasmesso da DocuFilm, la rassegna di documentario di Labor Tv. La puntata, dedicata a donne, immigrazione e lavoro, è disponibile on line a questo link.

venerdì 6 gennaio 2012

RECENSIONE DI ANIMAls nr. 25 su FUMETTO D'AUTORE



Ecco il link alla recensione dell'ultimo numero di ANIMAls pubblicata su Fumetto d'Autore e firmata da Gianmarco Fumasoli, il quale ha parole belle e generose per il nostro "La Riserva". Grazie!

ANIMAls nr. 25 di Gianmarco Fumasoli

mercoledì 9 novembre 2011

"PUTTANE!", le donne della Resistenza sul numero speciale di Mamma!

Eccomi qui! A una settimana di distanza dal Lucca Comics and Games, la grande fiera del fumetto che si tiene ogni anno nella città toscana, per l'occasione invasa da orde di cosplayers (ennnngggghhhh...). Abbiamo incontrato un po' di amici: la carissima Laura Scarpa, a cui vanno gli auguri per la rinascita di ANIMAls, il nostro Daniele Brolli, editore di Comma22 e spronatore di sceneggiatrici e disegnatori dispersivi, e Carlo Gubitosa, la mente di Mamma!, al cui stand si poteva trovare l'ultimo numero della rivista con un fumetto realizzato da me e Sergio Riccardi. Numero speciale, doppio, per i 150 anni dell'Unità d'Italia.



Abbiamo scelto di dedicare il nostro fumetto alle donne, troppo spesso dimenticate o, peggio, superficialmente liquidate, che a migliaia hanno combattuto la Resistenza al nazifascismo. A quelle che hanno offerto cibo e riparo. A quelle che hanno scritto, trasportato, distribuito. A quelle che sono rimaste in città e a quelle che sono salite sulle montagne. A quelle che hanno imbracciato le armi. Alle tante che sono state torturate, stuprate e uccise. In quel pezzo della nostra storia c'è tanto dell'Italia di oggi. 

Una vignetta da PUTTANE!

  
 Allo stand di Mamma! con l'allegra compagnia di Sergio Riccardi,
Carlo Gubitosa e Marco Pinna, l'autore di "Nicola, R-esistenza precaria"


giovedì 6 ottobre 2011

VOCI DAL SOTTOSCALA



foto di Francesca Woodman


Buongiorno ragazze.
Oh, ma siete diventate tutte sorde?!
Ah è arrivata Amelia…
Uh, c’è pure Cristina! Vieni qua piccirella, vieni dalla zia.
Ma che hai fatto? Hai portato la creatura qua?
Mia madre non me la poteva tenere, che dovevo fare?
La vuoi una caramella? Vieni te la da zia Rosaria.
Al nido comunale quest’anno non me l’hanno presa, hanno tagliato i posti, io e mio marito quello privato non ce lo possiamo permettere.
Ma devi indovinare in quale mano sta!
E ti credo con quella miseria che guadagniamo.
E non vi lamentate! Ringraziate a dio che un lavoro, pure schifoso, ma lo teniamo.
Dici bene.
Qua.
Brava! Fatti dare un bacio. Marò, quant si’ bella!
Ma voi perché tenete quelle facce bianche, di che stavate parlando?
Guarda là!
Uh marò, e cos’è?
Si è gonfiato il muro. Tu che pensi?
Il palazzo che hanno abbattuto affianco. Gli sta venendo meno il sostegno.
Flagola.
Abbiamo pensato tutte la stessa cosa, Amelia. Secondo me è pericoloso, ‘sto palazzo è vecchio, come l’altro.
Io mi metto paura a stare qui dentro.
Ma no… sarà un po’ di umidità…
Sì, l’umidità mò abboffa i muri come palloncini.
Sulla parete opposta si sono aperte delle crepe.
E’ solo l’intonaco che si spacca.
Ogni giorno si fanno più profonde.
Zitta…
Mettiamoci a faticare che stiamo indietro con le consegne e poi a quello chi lo sente.
Mmmmh… buona.
Ma glielo avete detto?
Che cosa?
Il muro.
Ha fatto orecchie da mercante.
Ma secondo voi potrebbe crollare?
Zitta…. Zitta…
Forse dovremmo andare alla polizia.
Denunciare Amè? Ma ci pensi che significa? Qui stiamo tutte in nero.
Ziasaria…
Possono pure chiudere la fabbrica.
Finiamo in mezzo a una strada.
Uè, non mettete questi fatti in mezzo! Ma siete uscite pazze?
Zia…
Io c’ho un pigione da pagare… se chiude la fabbrica… ma non è niente, ci stiamo impressionando.
Ma sì, sarà un po’ di umidità.
La pioggia di questi giorni.
Ha inzuppato i muri.
Capita.
Mettiamoci a lavorare, si è fatto tardi.
Ognuna al proprio posto.
Ziasaria, mi dai un’altra calamella?
Rosaria, pure tu dici che possiamo stare tranquille?
Ma sì… che vuoi che sia… Però tu domani non la portare la creatura. Lasciala a casa. Va a finire che si prende il raffreddore con tutta questa umidità.
Su, vieni a zia, ti do un’altra caramella.
Lampone!
Sì, hai ragione…  faccio così domani.

Ieri a Barletta sono morte 5 operaie nel crollo della palazzina in cui lavoravano in nero per un salario da fame. Non è stato un incidente.